Mostra Personale di Pittura “Una calda febbre di colori” del Maestro Giancarlo Cuccù

Schedule

Sun Nov 03 2024 at 11:00 am to Fri Nov 15 2024 at 06:30 pm

UTC+01:00

Location

Palazzo Pisani Revedin | Venice, VE

Organizzazione cura e presentazione del Critico d'Arte Maria Palladino


Per Giancarlo Cuccù il rapporto continuativo con il colore diventa strumento di indagine introspettiva e di analisi sulla percezione e la risonanza interiore dei fenomeni siano essi paesaggi nature morte ritratti o figure. La materia cromatica diviene materia vivente e nel sovrapporsi e accorparsi accostarsi delle pennellate frenetiche nervose nell'urgenza di arrivare all'essenza alla ragione ultima di ogni esistenza nell'entusiasmo della constatazione della sua effettiva inevitabile fuggevolezza.

Da questo origina la luce una luminosità talora diffusa talora convergente sull'oggetto dell'analisi rivelatrice come uno studio anatomico una diagnosi medica apparentemente oggettiva e distaccata ma fondamentalmente intrisa di profonda umanità. Di un sentimento di fraterna compassione che nasce dalla considerazione interiorizzata del dolore del vivere e soltanto attraversando questo dolore la vita tutta trova il senso del suo essere.

I paesaggi fermani le montagne i calanchi e le dolci modulate colline il suo luogo d'origine divengono specchio dell'evolversi soggettivo e oggettivo trasformazione mutua della natura e dell'autore che la percepisce e restituisce come altro da sé che diviene al contempo geografia delle emozioni metamorfosi perpetua attraverso le stagioni gli anni l'esperienza.

Intreccio fitto quasi tessuto di toni dominanti con poche variazioni in cui trama e ordito si rivelano altresì schema del sentire come in “Grande paesaggio con i Monti Sibillini” che nella magniloquenza della rappresentazione disvela echi affettivi; “Paesaggio con alberi inclinati” il quale nel variare in diagonale del ductus pittorico suggerisce prospettive inconsuete epifanie possibili anche nel già noto; “Paesaggio con mandorli in fiore” nella fascia rosea che definisce la fioritura e pone l'accento sull'oggetto del discorso sorprende per la mutazione improvvisa nella consuetudine modulata dei cromatismi noti.

Nei dipinti di figura la dolcezza attonita dei bambini quali “Bambina scalza” “I primi denti” che preannunciano negli atteggiamenti e negli sguardi malinconici la prefigurazione e l'accettazione della gravosità del percorso umano. Trascorre quindi nella drammaticità altresì luministica di opere quali “Nascita” “La morte del clochard” dichiaranti nell'ossimorica opposizione il punto cardine della ricerca dell'artista.

Il suo interesse si concentra allo stesso modo su temi scomodi sull'attualità più tragica del nostro presente: “L'urlo dell'Africa” “I dannati” trattano le tragiche vicende dell'immigrazione per restituirci un'immagine degli individui e delle collettività quali materia in dissoluzione merce di scambio vittima unica e indistinguibile allegoria dell'avidità contemporanea.

Si potrebbe ravvisare una summa ideale di tutto questo nella natura morta “Melograno aperto” che circoscrive in uno spazio ridotto l'immensa ferita corporale e psichica dell'esistere in una concentrazione di forma-colore la quale identifica l'eterno originarsi e dissolversi di tutti gli enti organici e inorganici.

E' riduttivo descrivere la pittura di Giancarlo Cuccù come “espressionista” in quanto vi si ravvisano molteplici e disparate istanze fuse in uno stile unico la cui originalità è cifra distintiva dell'artista autentico: dalla scarnificazione formale di Cèzanne alla sintesi di Matisse ai toni stemperati e luminosi di Bonnard e la visionarietà pre-espressionista di Van Gogh e Gauguin lo sguardo impietoso dissezionante dell'amato Chaïm Soutine le accensioni deformanti di Georges Rouault fino alla durezza essenziale dei nordici Appel Kokoschka Nolde e i riferimenti più vicini e familiari di Osvaldo Licini Attilio Forgioli Tullio Pericoli Ruggero Savinio.

La specificità dell'operare artistico di Giancarlo Cuccùnella sua pittura sta proprio nel tessere una rete perpetua e inestinguibile fra il suo punto di osservazione se stesso e il riguardante. Un dialogo silente e che si rinnova ogni volta nell'intuizione della mutevolezza e inafferrabilità di un'immagine unica del reale.

Così come in quella gioiosa e inesauribile investigazione del carattere ultimo che identifichi in una singola concrezione materica qualsiasi entità animata o inanimata intorno a noi.


Cenni biografici

Giancarlo Cuccù nasce a Torino da genitori marchigiani e vive nelle Marche fino all età di sei anni nella grande casa dei nonni materni nella frazione di Collina Nuova nel comune di Monte Vidon Combatte. Apprezza la bellezza della campagna e del vivere all’aria aperta. Ritorna a Torino ma per le vacanze estive e natalizie è di nuovo nelle Marche. L’incontro con la pittura avviene nella tarda estate del 1938 quando dipinge su legno un piccolo paesaggio andato perduto dai colori rossi e blu. Dei primi anni Sessanta si ricordano un Vicolo di notte ritratti di attori. figure di toreri e alcuni paesaggi andati distrutti. E del 1960 1’acquisto del primo cavalletto da studio. Della fine degli anni Sessanta rimangono un paesaggio di chiaro influsso morandiano un ritratto di donna monocromo e un nudo eseguito a spatola un ritratto della madre malata (databile al 1970). tre ritratti del padre un piccolo Arlecchino qualche paesaggio oltre a numerosi disegni e lavori a china. Alla fine del 1967 lascia definitivamente Torino e si trasferisce a Fermo nelle Marche dove abita tuttora.

Nel 1976 in occasione del primo dei molti viaggi a Parigi incontra la pittura francese del post-impressionismo e vede dal vivo le opere degli artisti che saranno le avanguardie della pittura moderna: L’ultimo Cezanne con i lavori sulla Saincte Victoire Rouault Gauguin Van Gogh Soutine Bonnard il primo Matisse il Monet delle ninfee e per finire Munch e gli espressionisti tedeschi (Nolde sopra tutti ma anche L’austriaco Kokoschka).

Mostre collettive a Fermo nel 1982 (Palazzo Comunale) nel 1996 (Cappella di Villa Vitali) e nel 2003 (Cisterne Falconi). Va a Monte Vidon Corrado a ritrovare i paesaggi del primo Licini e le atmosfere delle Amalasunte. Nel 1990 è in Olanda per la mostra del centenario della morte di Van Gogh e a Parigi conosce Madame Castaing della quale eseguirà tre ritratti. Negli anni 2000 è a Ceret e cerca in quei luoghi la violenza cromatica del “folle di Smilovitchi”. È di nuovo a Parigi negli anni seguenti per le retrospettive di Gauguin Cezanne e Modigliani. Studia le opere di Scipione e Gino Rossi. Nel 2005 tiene una personale di oli e disegni alla Galleria di Arte Moderna a Montecatini.

Nel 2008 espone a Firenze presso Art in Progress in via dell’Oriolo. È fra i 106 artisti che inviano una formella dipinta alla Libreria Bocca di Milano per partecipare all’iniziativa “L’arte aiuta la cultura“. Viene in contatto con la pittura dissacrante dello svizzero Varlin e nel frattempo continua gli studi e le ricerche sul paesaggio marchioiano proprio in quel lembo di terra (le struggenti colline e i calanchi) che da Fermo s’interna fino a Montottone Petritoli San Procolo Monte Vidon Combatte e Collina Nuova. Nei primi anni Duemila conosce Oscar Piattella e va spesso a Cantiano a trovarlo e lo ritrae con un cagnolino in braccio. Si lega in amicizia con il pittore milanese Attilio Foroioli che viene in vacanza a Cupra Marittima e del quale eseguirà tre ritratti. Conosce i pittori siciliani Guccione e Sarnari.

Sulla sua attività pittorica è stato pubblicato nel 2008 il librocatalogo I colori dell’anima con testo critico di Marisa Calisti e nel 2010 con scritti di Piero Feliciotti e Lucio Del Gobbo in occasione della mostra di Jesi nel 2011 Orizzonti con testo di Gloriano Paoletti e a seguire Ritorni con le osservazioni critiche di Stefano Papetti. Nel 2014 espone a Palazzo Ducale di Urbino presentato da Silvia Cuppini e a Palazzo dei Capitani ad Ascoli Piceno e ancora all’Alexander Museum Hotel di Pesaro. Nella primavera del 2013 espone sedici opere alla Galleria Wikiarte di Bologna e nel frattempo viene accettata la sua iscrizione a socio della Società Belle Arti e Museo Permanente a Milano.

Nel 2004 è andato ad abitare in una grande casa con uno studio all’ultimo piano dove «Si coglie una veduta della campagna fermana che si spinge a sud fino al Gran Sasso e a nord al di là di Monte San Vicino con una vista sui Monti Sibillini da togliere il fiato». Nel 2017 a Roma - Galleria la tartaruga; nel 2019 A Firenze - Semiottagono delle murate e nel 2022 e 2023 in una mostra collettiva e in personale a Mantova - Galleria Sartori.

Presso: Palazzo Pisani Revedin San Marco 4013A 30124 Venezia (VE)

La mostra resterà visitabile fino al 15 Novembre

Orari di apertura: da Martedì Domenica 10:30 – 13:30 14:30 – 18:30. Chiuso il Lunedì. Ingresso libero.

Per informazioni e contatti: Maria Palladino: 3341695479 [email protected] 

Where is it happening?

Palazzo Pisani Revedin, San Marco 4013A, Venice, Italy
Tickets

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Maria Palladino

Host or Publisher Maria Palladino

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