CICLO CINEMINO
Schedule
Wed Nov 06 2024 at 08:30 pm
UTC+01:00Location
Via Molise 58, 09127 Cagliari, Italy | Cagliari, SA
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Iniziamo il mese di novembre con un piccolo film solo nella durata: “Il giardino delle delizie” è il folgorante esordio di Silvano Agosti al lungometraggio, un film ampiamente ostracizzato e segnato dalla censura, che ne tagliò circa venti minuti. Silvano Agosti, da subito e per tutta la sua carriera, è un regista anarchico e d’avanguardia, un pensatore libero, contro ogni forma di potere costituito: questo suo primo film è un incrocio particolare tra dramma surrealismo, un film sperimentale che prende spunto da “tematiche antonioniane” come l’incomunicabilità e il fallimento della coppia, e le fonde con la sperimentazione cinematografica analogica, ricordi, incubi, visioni.
“Il giardino delle delizie voleva essere una visita ai fantasmi dell'infanzia, non tanto per esorcizzarli, quanto per constatarne la mancanza di creatività: dovevo liberarmi della scuola, della famiglia, dell'informazione, della cultura che mi era stata inculcata (e quando dico scuola intendo anche le cose che mi avevano insegnate al Centro sperimentale). Volevo fare un film "mostruosamente bello", dove l'impianto borghese dell'educazione cattolica, un tema che a me interessa molto, e la connessione profonda tra cattolicesimo e ideologia borghese, fossero mostrati con immagini molto belle, perché la tragicità dell'insieme ne risultasse accresciuta.”
La storia (scritta dallo stesso Agosti) è minimalista, trattandosi di un film più descrittivo che narrativo, il cui titolo deriva dall’omonimo quadro di Bosch che il protagonista osserva: Carlo e Carla (Maurice Ronet ed Evelyn Stewart) sono una coppia di sposi in viaggio di nozze. Ma la loro è tutt’altro che una luna di miele: il matrimonio è stato un formale atto riparatorio per la gravidanza della donna, così tutto diventa una noiosa routine da cui l’uomo cerca di evadere attraverso una relazione clandestina con un’altra donna (Lea Massari).
Lo sguardo intimista sulla vita di coppia, la sua incomunicabilità, il triangolo amoroso, è ciò che fa respirare nel film un’atmosfera riecheggiante Antonioni, ma Agosti va oltre: anche in una storia di singoli, il regista adotta uno sguardo socio-politico con una rabbia simile a Bellocchio, una radicale messa in discussione dell’istituto matrimoniale, della chiesa e delle convenzioni imposte dalla vita borghese; ciò si esplica sia nella narrazione in tempo reale sia nei flashback sui retroscena del matrimonio e sull’infanzia di Carlo, immerso in un’atmosfera tutt’altro che rassicurante. Complici i bravissimi interpreti e i dialoghi asciutti alternati a silenzi opprimenti, ogni scena è pregna di disagio e meccanicità, come se l’unione di coppia fosse un lavoro d’ufficio da sbrigare. Se il matrimonio fra Carla e Carlo quindi è la convenzione permeata da una cultura castrante da secoli, il personaggio enigmatico e affascinante di Lea Massari rappresenta l’istinto, la passione, l’evasione, la soddisfazione naturale del desiderio.
Il resto del film non lo fa la storia, ma la tecnica, il bianco e nero di pregio, una bellissima fotografia che esalta una narrazione febbrile e la colonna sonora incredibile di Morricone.
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