Uccidi il tiranno e Fuga da Santo Stefano
Schedule
Wed Nov 27 2024 at 06:30 pm
UTC+01:00Location
Via Panisperna, 220 , 00184 Rome, Italy | Rome, LA
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Presentazione di Uccidi il tiranno e Fuga da Santo Stefano(Ultima Spiaggia Editore)
Partecipano Pier Vittorio Buffa, Bruno Manfellotto, Anthony Santilli, Vittorio Buongiorno.
Dialoga con gli autori Loredana Lipperini
Uccidi Il tiranno. Storia e imprese di Acciarito, Mariani e Zaniboni, attentatori rinchiusi a Santo Stefano.
L’ergastolo di Santo Stefano è sempre stato considerato un carcere “speciale”, perché da lì era difficilissimo fuggire: in mezzo al mare, senza approdi naturali è stato anche soprannominato, proprio per questo, l’Alcatraz italiana. “Speciale” perché la sua posizione e il totale controllo sui reclusi lo ha reso un carcere “efficiente”, in cui rinchiudere le persone considerate più pericolose per l’ordine costituito, i nemici dello Stato. Primi fra tutti, coloro che lo Stato hanno attaccato direttamente, con bombe, coltelli, rivoltelle. Come, tra gli altri, Gaetano Bresci, Giuseppe Mariani, Pietro Acciarito, Tito Zaniboni, le cui vicende vengono ripercorse in queste pagine, in una sorta di catalogo dei più noti attentatori della storia italiana che lì furono rinchiusi.
Fuga da Santo Stefano. Le evasioni dall'ergastolo borbonico.
La Alcatraz italiana. Così, nel passato, è stato definito l’ergastolo di Santo Stefano, il carcere borbonico costruito su un isolotto a un miglio da Ventotene e a venti dalla costa. Una fortezza in mezzo al mare dalla quale è impossibile fuggire. O quasi. Perché, in realtà, nei quasi due secoli di storia del penitenziario, non sono stati pochi i detenuti evasi. Qualcuno è arrivato in terraferma, di altri non si sono avute più notizie, altri ancora sono stati ritrovati nascosti sull’isola. In queste pagine vengono ricostruite le loro storie basandosi soprattutto, e per la prima volta, sui documenti dell’archivio del carcere, adesso consultabili presso l’Archivio di Stato di Latina. Storie di astuzia e di coraggio, di sfortuna e di disperazione. Storie individuali che si intrecciano, come in un giallo, con le vicende di un carcere che da “tomba dei vivi” era diventato, negli anni Cinquanta, un penitenziario modello.
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