STRAGE savoia, a Giardinello
Schedule
Thu, 10 Dec, 2026 at 12:00 pm
UTC+01:00Location
Largo di Palazzo 1, Napoli, Campania | Napoli, CM
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REGNO delle DUE SICILIE i savoia continuano a FUCILARCI anche anni dopo il riuscito COLPO di STATO MASSONICO del 1860
🔥 #AccaddeOggi – 10 DICEMBRE 1893
**LA STRAGE DI GIARDINELLO:
👉 LA PAGINA OSCURA CHE LO STATO ITALIANO NON VI FARÀ MAI LEGGERE
(e che non troverete nei libri di storia)**
Il 10 dicembre 1893, in un piccolo paese alle porte di Palermo, lo Stato italiano mostrò il suo vero volto: non quello della “patria unita”, ma quello del colonizzatore che reprime, spara, uccide.
Giardinello: una strage cancellata, manipolata, rimossa. Perché quando la storia denuncia il potere, il potere la riscrive.
E questa, infatti, non la troverete nei libri di storia.
Quella mattina, a Giardinello, nessuno immaginava di scrivere una pagina di sangue destinata a essere censurata. Era una domenica come tante. Dopo la messa, uomini, donne e persino bambini si radunarono davanti alla Casa Comunale. Non chiedevano rivoluzioni, non invocavano la caduta del Regno, non minacciavano insurrezioni: reclamavano diritti elementari, quelli che dovrebbero appartenere a ogni essere umano. Chiedevano un abbassamento delle tasse, un briciolo di giustizia sociale, e soprattutto il ripristino dell’acqua che era stata sottratta al paese e deviata verso i latifondi del duca D’Aumale.
Un furto legalizzato, compiuto con la complicità del sindaco Angelo Caruso e avallato dal prefetto di Palermo. L’ennesima dimostrazione che i notabili locali, al servizio del nuovo Stato, non avevano alcun problema a sacrificare il proprio popolo per compiacere i potenti.
🩸 LA SICILIA DEL 1893 NON ERA POVERA: ERA SEMPLICEMENTE OPPRIMENTE E SCHIACCIATA
Quella domenica mattina, dopo la messa, uomini, donne e bambini si radunarono pacificamente davanti alla Casa Comunale. Non chiedevano rivoluzioni né privilegi: chiedevano diritti elementari.
• tasse abbassate;
• giustizia sociale;
• soprattutto l’acqua, rubata al popolo e deviata verso i latifondi del duca D’Aumale.
Un furto legalizzato, autorizzato dal sindaco Angelo Caruso e benedetto dal prefetto di Palermo: l’ennesima prova della complicità tra lo Stato monarchico e i notabili locali, pronti a schiacciare la popolazione pur di servire i potenti.
🔥 LO STATO ITALIANO RISPONDE CON IL PIOMBO
La protesta era pacifica.
La risposta fu militare.
La protesta era pacifica, civile, ordinata. La risposta fu una lezione di violenza. Dal balcone della sua casa privata, lo stesso sindaco che aveva contribuito al saccheggio dell’acqua diede il segnale fatale. In un attimo, le truppe inviate da Montelepre aprirono il fuoco sulla folla.
Una fucilata dopo l’altra, senza distinzione, senza un minimo di freno morale. Il sangue invase la piazza, le urla degli innocenti coprirono lo sparo dei fucili. Sette siciliani morirono così, in pochi istanti. Molti altri rimasero feriti.
E lo Stato italiano siglava una delle sue tante stragi contro il popolo siciliano.
Stragi che oggi non si ricordano, non si insegnano, non si commemorano. Perché? Perché incrinano l’immagine dell’Italia “liberatrice”.
Le truppe inviate da Montelepre sotto il comando del tenente Cimino aprirono le fucilate contro cittadini inermi.
Sangue, urla, corpi a terra: sette siciliani assassinati, decine di feriti.
Lo Stato italiano firmava così una delle sue tante stragi contro il popolo siciliano.
Stragi che oggi non si studiano, non si commemorano, non si citano.
Perché?
Perché smontano il mito dell’Unità “liberatrice”.
⚔️ IL POPOLO SI RIBELLA, LO STATO LO SCHIACCIA
La rabbia esplose: la folla assaltò la Casa Comunale in cerca di giustizia.
Ma la repressione fu immediata e brutale.
Arresti, condanne, persecuzioni.
Ma la storia non si ferma lì. La rabbia dei cittadini esplose, naturale come un riflesso di sopravvivenza: la folla assaltò la Casa Comunale in un disperato tentativo di ottenere giustizia. La repressione fu fulminea. Arresti, persecuzioni, condanne. I responsabili della strage? Tutti assolti. Tutti protetti dal tricolore.
Le vittime? Abbandonate alla memoria popolare, cancellate da quella ufficiale.
È una regola non scritta del centralismo: chi opprime i siciliani non paga mai.
È sempre il popolo a pagare.
I colpevoli?
Tutti assolti.
Protetti dal tricolore.
Le vittime?
Dimenticate.
Abbandonate.
Cancellate dai manuali scolastici.
Una regola eterna dello Stato italiano:
chi opprime il popolo siciliano non paga mai.
🏴 GIARDINELLO NON È PASSATO: È IL PRESENTE CHE NON VOGLIONO FARCI CAPIRE
Quella strage fu un attacco alla Sicilia, alla sua terra, alla sua acqua, alla sua gente.
Fu la risposta violenta di uno Stato che vedeva nei siciliani non cittadini, ma sudditi.
E fa male dirlo:
sono passati 130 anni e il metodo non è cambiato.
• acqua negata o privatizzata;
• tasse opprimenti;
• Stato assente quando serve e onnipresente quando reprime;
• istituzioni locali piegate a Roma;
• diritti calpestati;
• storia riscritta per nascondere le proprie colpe.
Eppure Giardinello non appartiene solo al passato. È un monito che parla al presente. Il meccanismo è lo stesso: acqua negata o privatizzata, tasse che schiacciano chi ha meno, uno Stato assente quando serve e onnipresente solo quando deve reprimere, amministratori locali subalterni ai poteri centrali, diritti calpestati e una storia riscritta per nascondere le proprie responsabilità.
È come se la Sicilia fosse stata messa a tacere allora e continui a esserlo adesso.
Giardinello è un simbolo eterno perché racconta una verità che lo Stato non vuole farci sapere:
la Sicilia non è stata unita all’Italia.
È stata messa a tacere.
✊ LA MEMORIA È UN ATTO DI RIBELLIONE
Ricordare Giardinello significa rifiutare la narrazione coloniale.
Significa restituire dignità a chi è morto chiedendo acqua e giustizia.
Significa continuare la loro lotta.
Perché quella strage non fu solo un atto di repressione:
fu un attacco diretto all’aspirazione siciliana alla libertà, alla giustizia e all’autodeterminazione.
La strage di Giardinello fu un attacco diretto all’aspirazione siciliana alla libertà, alla giustizia e all’autodeterminazione. E ricordarla oggi significa compiere un atto di ribellione contro la rimozione sistematica a cui siamo sottoposti da 160 anni.
Significa dire che la Sicilia non accetta più la narrazione dei vincitori.
Significa restituire dignità a chi venne ucciso mentre chiedeva semplicemente l’acqua, il bene primario di ogni popolo.
Raccontare questa storia non è un esercizio accademico.
È un gesto politico.
È una scelta di campo.
È la dichiarazione, limpida e irrevocabile, che la Sicilia non dimentica, non si piega e non accetta che le proprie ferite vengano ancora occultate.
Giardinello non è passato.
Giardinello siamo noi.
E finché continueremo a raccontarlo, nessuno potrà più farci tacere.
E noi, oggi, facciamo ciò che i libri di storia non faranno mai:
raccontiamo la verità.
La Sicilia non dimentica.
La Sicilia ricorda.
La Sicilia resiste
da Napoli a Palermo, uniti in questa affermazione di VERITÀ nascoste per
80 anni di savoia
80 anni di repubblica
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