Piccoli miracoli e altri tradimenti

L’anno scorso, durante il FestivaLino, il nostro giardino traboccava di persone venute ad ascoltare Valeria Parrella che leggeva un suo racconto inedito intitolato Mamma; se eravate presenti, siamo sicure che vi ricordate bene sia il racconto che la performance. Se non c’eravate, avete una nuova occasione per farvi ammaliare dalla bravura di Parrella, che a distanza di un anno viene a trovarci di nuovo: stesso giardino e speriamo stesso sole. Nel frattempo, però, l’inedito è diventato il testo di apertura di una nuova raccolta, con cui l’autrice di Mosca più balena torna alla misura breve che tanto ce l’ha fatta amare.

Come ha detto in un’intervista, questi Piccoli miracoli sono racconti “scostumati”, che fanno esplodere non solo il corpo ma anche la testa, perché a volte l’eros è questione di cervello; sono storie diverse accomunate dal tema del tradimento, in cui chi tradisce lo fa perché non riesce o non vuole aderire alle circostanze. Torna l’amato quartiere operaio di Bagnoli, ci sono vite marginali e c’è ovviamente Napoli, città che funziona “a cicli d’amore e disamore”.

“La misura del racconto è un piccolo miracolo, un luogo della letteratura dove ‘piccolo’ non diminuisce la quantità del miracolo ma la rende esatta. In questo libro di racconti (…) ci sono storie inventate e raccolte all’incrocio tra l’umano e il divino, in quel punto della strada, cioè, in cui le storie quotidiane appaiono eroiche, quelle eroiche sono naturali e il destino non è altro che una delle possibili variazioni del caso. Lì, a guardare bene, c’è un pantheon in attesa di essere colto: nelle città, nei bar, sulla spiaggia, tra le lenzuola e durante una partita di tennis.”

A dialogare con l'autrice, lo scrittore Matteo B. Bianchi.

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